domenica 1 dicembre 2013

La Novena e la Strana

Per citare Ennio Flaiano:"a volte ho delle idee con le quali non sono affatto d'accordo".
Esattamente quello che è successo a me quando ho deciso di iscrivere le mie figlie ad una scuola di suore. I pro e i contro erano tanti e non sto qui a srotolarveli tutti, ci vorrebbe troppo e poi ne ho parlato talmente a lungo con marito che non ne posso più. Ormai è fatta. Le stranette frequentano una scuola di suore.

Prima di oggi, avevamo già avuto alcuni brevi momenti di sconcerto, come quando la Polpetta giocando con mia madre le fece mettere le mani giunte e la invitò recitare l'Ave Maria o anche come quella volta in cui la Charmant, di ritorno dalla prima messa della sua vita, ha passato un intero pomeriggio cantando "Osanna nell'alto dei cieli".
Tuttavia avevamo superato questi episodi, un po' facendo i vaghi e un po' cercando di spiegare alle indottrinate il significato di quello che facevano.
Ma poi arrivano quelle giornate in cui sei quasi certo di aver fatto la scelta sbagliata, come quella volta in cui la scuola organizzò la visita dal Papa durante l'udienza del mercoledì e tutta la famiglia Strana si è ritrovata con le chiappe sul sedile di un autobus incastrato nel traffico di Roma, con dei costosissimi cappellini gialli infilati sulla testa,  e tra le bestemmie degli autisti e la rabbia dei genitori accompagnatori, tutto abbiamo visto fuorché il Papa, tutto abbiamo provato fuorché amore cristiano.
Ma si sa, sbagliando si impara. Così io e mio marito abbiamo deciso di prendere con filosofia queste piccole grandi scocciature, e di uscire fuori dal coro, nel nostro caso un coro Gospel, glissando elegantemente certi impegni.
Per esempio di ritorno dalla visita al Papa io ho domandato allegra alle mie figlie esauste:" Allora bambine, lo avete visto bene il Papa?"
"Beh, mamma, veramente no..." è stata la risposta delle mie eredi.
"Peccato" ho commentato io" perché il Papa non lo vedrete più, per lo meno non con me e non finché io avrò la patria potestà su di voi..." Poi ho investito con la macchina il cappellino giallo riversando su di esso tutta la mia rabbia.
Quindi, quando ci troveremo di fronte a qualche tentativo di imposizione religiosa, io e mio marito faremo quello che ci sembra più logico fare: ci daremo alla fuga in modo discreto ma fermo...alla chetichella insomma...senza dare nell'occhio.
In questo modo, ne siamo certi, le nostre figlie potranno godere degli aspetti positivi di questa scuola, e lo dico davvero, senza ironia, sono tanti e scamperanno gli aspetti un po' scuffioni e beceri.
Il metodo della fuga alla chetichella tuttavia non è sempre facile da attuare.

Il giorno 27 Novembre ad esempio, ha avuto inizio la Novena della Madonna Immacolata.
"Ma Madonna Immacolata!" Ho esclamato io quando lo ho saputo " e mo' che è sta Novena?!"
Sono andata su Wikipedia e ho scoperto che la Novena è un'attività di devozione cristiana che si ripete per i nove giorni consecutivi che precedono un evento religioso importante. Nel caso nostro si tratta di una preparazione alla festa dell'otto Dicembre.
Il mio stato d'animo di fronte a questo evento, una volta scoperto, è stato il seguente: perplessità e risatina trattenuta a stento.
Insomma ecco come la penso io, magari sbaglio ma credo che la spiritualità e tutto ciò che le ruota intorno, come la religione, siano cose da adulti. Sono concetti e sentimenti che nascono con la maturità, ai bambini non appartengono. I bambini sono di certo spirito oltre che corpo e mente, ma non sanno di esserlo fino a che, con l'adolescenza, non cominciano a porsi alcune domande esistenziali che li costringono ad interrogarsi sull'anima, sulla vita, sulla morte, e su tanti altri misteri che io stessa ancora sono ben lontana dal dirimere.
Dunque, inculcare nelle loro giovani menti delle preghiere appiccicate a memoria o far fare loro la Novena...non serve ad una beneamata mazza.

"Attenta Guendalina, pesa molto bene le parole che usi. Ti pare rispettoso infilare nella stessa frase le parole Novena e mazza?...beneamata per giunta"

Eccola, ve la presento, quella che ha appena parlato è Santina, l'angioletta che alberga dentro di me e che tenta di condurmi sempre sulla retta via. Vorrebbe che io fossi una Pia donna e bisogna proprio dire che poveretta, vive un'esistenza piuttosto frustrante perché di rado le do ascolto. A volte sì, come quando mi ha convinto ad iscrivere le mie figlie ad una scuola cattolica. Ma di solito no.

" Che palle, non le dare retta Guendalina...lo sai com'è fatta..tutta cuore e buoni sentimenti...ma dai un calcio nel culo a quella monaca strabica che si è inventata 'sta genialata della Novena e compra a tua figlia un bel pacchetto di patatine...belle unte...però dal signore!(cit. Jannacci postumo, dal brano Desolato) ah ah ah ah...Novena, mazza, Novena, mazza, Novena, mazza!"

Dio mio, scusatela. Questa è Brunilde la malefica (per forza è cattiva, con questo nome che si ritrova...) è piuttosto seccata pure lei, perché è costretta a convivere con quella buona. Non è malvagia come sembra...è più che altro un atteggiamento. Ma a volte esagera e allora io non la ascolto, infatti giuro solennemente che non infilerò mai più nella stessa frase le parole Novena e mazza....cazzo lo ho appena fatto di nuovo! Oh, no, adesso ho scritto pure cazzo...ok, qui ci vuole un punto e a capo.
La suora strabica è tale e quale a Igor, il mitico personaggio di Frankenstein Junior, solo che lei è un po' più anziana
Sono profondamente pentita. Santina è svenuta e Brunilde sta in piedi accanto a lei con le braccia incrociate e le sta dando dei piccoli calcetti con l'esterno del piede. Santina ancora non si rianima. Ma si riprenderà, è successo già tante altre volte...
Ma torniamo alla nostra Novena della Madonna Immacolata.
Il primo giorno, siamo state tutte colte dalla Novena come da un fulmine a ciel sereno. Eravamo io, la Polpetta e la Charmant. Come tutte le mattine, alle 8 in punto avevamo varcato il cancello della scuola e ci stavamo arrampicando sui consueti faticosissimi gradini sui quali quotidianamente trasciniamo le nostre borse, i nostri pensieri, i nostri impegni, la nostra stanchezza nonché le nostre chiappe pallide.
Nel mezzo del cammin, ci siamo imbattute nella mamma di un'amichetta della Charmant che con espressione alquanto preoccupata ci ha comunicato che saremmo dovute andare nella sala dell'accoglienza perché c'era la Novena dell'immacolata.
Abbiamo fatto tutte dietrofront e la abbiamo seguita, più che altro perché nessuno di noi sapeva cosa fosse questa Novena.
La sala dell'accoglienza è un grosso stanzone che all'occorrenza funge da refettorio e anche da teatro per le recite e i cori ma che la mattina dalle 7.30 alle 8.00 diventa il posto dove i bambini possono (o devono...ancora non lo ho ben capito e quindi applico il metodo della chetichella) essere lasciati dai genitori in attesa che le maestre li raccolgano per portarli in classe. Io a dire la verità sono riuscita a lasciare la Charmat in quello strano limbo, solo la prima settimana di scuola, dopo la bambina si è rifiutata adducendo le seguenti motivazioni: 1.c'è troppa gente e quindi troppa confusione, io mi stanco ancora prima di entrare in classe. 2. La suorina in miniatura che è deputata al controllo e alla accoglienza dei bambini è antipatica, c'ha sempre la faccia arrabbiata e mi urta i nervi con i suoi passetti minuscoli (Brunilde non proferire parola, non occorre guarda. Pensa piuttosto a Santina che ancora sta stramazzata per terra!). 3. Mi piace passare quei minuti con te e la Polpetta sulla panchina nell'atrio aspettando la maestra perché possiamo parlare di tante cose. 4. nella sala dell'accoglienza a volte fa caldo altre volte fa freddo, io sudo e poi mi raffreddo.
L'arringa della Charmant, come al solito impeccabile, mi aveva convinto già al punto 1, ma quando è arrivata al punto 4, non ho avuto più alcun dubbio e la furbetta lo sapeva bene. Quindi noi non avevamo mai usufruito del servizio dell'accoglienza e ci eravamo sempre sedute sulla nostra panchina ad aspettare il passaggio della classe della Charmant.
Quel giorno però, travolte dalla Novena, ci siamo ritrovate nella seguente configurazione:
La Charmant seduta sulla sedia più vicina alla porta, dietro di lei la suorina in miniatura e accanto la sua amichetta che giocava con una Winx.
La Polpetta sulla poltroncina fuori dalla sala dell'accoglienza, tutta imbacuccata con cappello sciarpa, guanti e cappotto, praticamente impossibilitata a muoversi.
Io a fare avanti e 'ndrè dalla porta alla poltroncina e ritorno preoccupata e angosciata mentre la aiutante della suorina cercava di calmarmi.
In tutta quella confusione, non ho prestato la minima attenzione a quello che accadeva nella sala. Con la coda dell'occhio ho visto un prete con un lungo tunicone nero e la suora strabica allegra e sorridente uno alla destra e una alla sinistra di un altarino dove era stata posizionata una Madonna e un paio di candele accese.

 Le parole del prete mi sono del tutto sfuggite, avevo altri pensieri come quello ben più importante di verificare che mia figlia non stesse sudando.
Ad un certo punto ha fatto il suo ingresso nella sala, la maestra della Charmant, tutta trafelata e alquanto perplessa ha esclamato rivolta verso di me:" Ah, ma è iniziata la Novena...io nemmeno lo sapevo, le chiedo scusa signora, io non ne sapevo niente..."
Io non ho risposto e mi sono domandata: "Perché la maestra chiede a me se è iniziata la Novena e lo fa con l'atteggiamento di una che pensa che io sappia cosa sia la Novena e poi perché mi sta chiedendo scusa?!..."
Questi inquietanti interrogativi, non hanno fatto in tempo a formularsi completamente nella mia testa, che già mia  figlia si trovava in fila appresso alla maestra e con occhi di ghiaccio mi fissava e con il solo movimento del labiale mi stava dicendo: " mai più, chiaro?!" credo abbia fatto anche il gesto dello sgozzamento, ma non ne sono certa perché io ero frastornata, quasi ipnotizzata da quella situazione troppo complicata per i miei neuroni già compromessi.
Così ho cercato pace e dopo aver lasciato la polpetta nella sua classe ho tirato le somme:
"Dunque vediamo un po', ho capito che la Novena consiste in mille bambini di varie età, stipati in una sala, tutti a far finta di ascoltare un prete vecchio con un tunicone nero che li indottrina su argomenti che loro probabilmente non capiscono, aiutato da una suora strabica che sorride felice, convinta di aver portato altre mille anime nella casa del creatore. Il tutto dura circa mezz'ora al giorno per 9 giorni, vale a dire 4,5 ore. All'incirca lo stesso tempo che impiegherei a leggere a mia figlia un bel libro intero e a commentarlo insieme a lei"
Brunilde alla mia destra (sì, perché io sono strana e la cattiva la tengo sulla spalla destra mentre la buona sta su quella sinistra) urlava come una pazza:

" Non la mandare, non la mandare!! Nascondetevi nel cesso, dietro una fratta o dove vi pare, ma risparmia a 'sta figlia questa inutile rottura di scatole!"

Santina alla mia sinistra sussurrava:

" Non la mandare...aio, che male, devo aver sbattuto la testa cadendo durante lo svenimento...comunque non la mandare, siediti con lei sulla vostra panchina e leggendole un libro attendete che arrivi la sua classe, ma non la mandare"

Beh, quando il bene e il male addirittura sono concordi, una che può fare? ho deciso che il giorno seguente saremmo rimaste sulla nostra panchina ad aspettare.
Detto fatto.
L'indomani, abbiamo varcato il cancello della scuola alle 8 in punto e siamo andate a prendere posto sulla nostra panchina. Fin lì tutto bene se non che durante la mezz'ora di attesa sono passate circa sette persone di cui, tre maestre, due papà, una vecchia che non so chi fosse e la suorina in miniatura. tutti ad esortarci ad andare nella sala accoglienza (ahò, ammazza se è antipatica la suorina in miniatura...ti viene voglia di farle un'entrata in scivolata mentre si aggira brontolando per i corridoi con i suoi odiosissimi passetti piccoli e di farla andare lunga per terra con le braccia in avanti e il mento che struscia sui marmittoni).
La goccia che ha fatto traboccare il vaso è stata la maestra , quando ho accodato alla fila la mia elegante figlia , lei con una faccia contrita e rivolgendosi a me ha detto:" mi dispiace signora, la bambina me la deve portare giù nella sala accoglienza..."
La crisi si è impossessata di me, non sapevo cosa fare. Da un lato c'ero io, con le mie convinzioni, la mia stranezza, le mie varie personalità per una volta concordi e soprattutto con la mia figlia Charmant determinata a non partecipare a questa Novena. Dall'altra c'era un mondo che io non conosco ancora bene, ma che unanime cercava di farmi capire che stavo sbagliando. Che fare? Chi aveva ragione? Forse nessuno, forse tutti.
Così ho tentato di applicare il metodo della chetichella.
La mattina dopo, il terzo giorno della Novena, ho temporeggiato, ho perso tempo in tutti i modi, ho fatto la strada più lunga, non ho trovato parcheggio, ho permesso alle mie figlie di fermarsi a giocare con il gatto della scuola (quello che a noi piace tanto perché fa gli agguati alla suorina in miniatura. Giuro, si apposta dietro un muretto e quando lei passa, le salta sulle gambette corte e la graffia...lo vedi che è antipatica?!) insomma ho fatto di tutto per arrivare tardi. Alla fine, abbiamo varcato la soglia della sala accoglienza alle 8.20. Purtroppo non è stato sufficiente. La Novena era ancora in corso di svolgimento. Ho tentato di convincere la Charmant ad entrare, ma con scarsi risultati. Alla fine, l'ho dovuta quasi trascinare mentre Brunilde, seduta sulla mia spalla, limandosi un'unghia commentava:" e poi la cattiva sarei io...". Insomma venendo meno a tutti i miei principi, sono entrata insieme a mia figlia in questa sala.
Mi sono posizionata accanto alla maestra, con mia figlia attaccata alle gambe che mi stringeva le mani. Immediatamente altre due bambine sono andate ad attaccarsi alle gambe della maestra, la quale aveva già un'espressione piuttosto preoccupata sul volto.
Mi sono finalmente concentrata sul contenuto della Novena. Volevo capire cosa sconvolgesse tanto mia figlia.
C'era questo prete, piuttosto anzianotto, alla sinistra dell'altarino che faceva cantare il Salve Regina ai bambini. Alla destra, la suora strabica faceva il controcanto e batteva le mani fuori tempo. Il maestro di musica, tentava di accompagnare il tutto con la pianola e l'espressione sul suo volto diceva chiaramente:" dieci anni di conservatorio, vent'anni di esperienza e mi tocca accompagnare 'sto matto..."

Io non ci ho capito niente del testo, perché ero ancora un po' stralunata, ma sono riuscita a capire che alla fine dell'esibizione, il prete ha redarguito i bambini con un sorriso divertito sulle labbra, dicendo:" eh, ma è mai possibile che il Salve Regina io lo abbia cantato da solo?...la prossima settimana, mi raccomando, tutto a memoria!"
Mi sono voltata verso la maestra chiedendole:" Ma che è 'sto Salve Regina, a me manca!"
La maestra, sconvolta da quello che aveva appena sentito mi ha risposto:" è una preghiera, del tutto inadatta a dei bambini di sei anni in quanto il contenuto è ostico anche per chi studia teologia da trent'anni"
Mi si è aperto il cuore, ho sgranato gli occhi. Se non è una dichiarazione di dissenso questa! Un sorriso incontrollato di gratitudine e complicità rivolto alla maestra, si è spalancato sulla mia bocca. Mi sono ritrovata a ringraziare Dio per averci mandato questa maestra.
Tanto per essere chiari, tra le parole del Salve Regina, spicca questa frase:

"...A te sospiriamo, gementi e piangenti
in questa valle di lacrime..."

Non occorre alcuna chiosa.
Finito con il salve regina, il prete ha dato un nuovo attacco al maestro ed è partita una musica dal tono grave, tipo organo e il prete nero ha cominciato ad intonare un canto in latino, incitando i bambini a ripetere pulcher mater e non so cosa altro. Ho guardato la maestra che non si è nemmeno voltata verso di me, ma la sua espressione la diceva lunga.
"Beh, si salvi chi può. Io e mia figlia possiamo" Ho esclamato prendendo la Charmant per mano e conducendola fuori da lì. Già sulla porta, ho sentito il prete esaltare i bambini domandando con il tono di un motivatore scadente di una società di venditori porta a porta:" Dove andiamo noi la domenica?!" e i bambini tutti in coro:" A MESSA!"
Mi bastava. Mentre mi allontanavo dalla sala, seguita dal gatto dispettoso, il prete continuava a rivolgere la domanda e i bambini a rispondere a voce sempre più alta.
La suorina mi ha visto ma non ha proferito parola, forse ha avuto paura che le aizzassi contro il gatto (lui sì, creatura innocente di Dio) oppure ha temuto che potessi dirle dove potevano andare lei e gli altri la domenica...Brunilde mi stava suggerendo una serie di risposte adatte che io ho finto di non sentire.
Per noi la Novena è finita là. Da domani ho deciso che in quella mezz'ora leggerò a mia figlia un libro, sulla nostra panchina, e la aspetto proprio la prima persona che verrà a dirmi di portare la bambina nella sala di accoglienza...la aspetto a braccia aperte e spero che sia pronta a porgere l'altra guancia.

sabato 30 novembre 2013

Panzerotti and Friends

Allora, che sia chiaro da subito: questo è un messaggio promozionale!
l'amico mio Antonio, non pago delle mille avventure perigliose e delle tante emozioni vissute durante la sua missione in Africa, ha deciso di aprire un panzerottificio su Via Appia a Roma!
Eccotelotiè, Antonio!

Questo sì che è coraggio...no attraversare il Congo su un furgone scassato durante la stagione delle piogge...aprire un locale di questi tempi sulla via Appia di Roma, questa è temerarietà!
Ecco cosa vede un ignaro passante che transita davanti al negozio...e se vi fermerete ad ammirare le tante bontà esposte, Antonio vi farà cenno di entrare ad assaggiare qualche  manicaretto...lo fa davvero, giuro. Oggi lo ha fatto davanti ai miei occhi e la gente è entrata pure...nessuno se ne è pentito!
Allora dico, lo vogliamo spingere sto ragazzo?! Spingiamolo! Io, che lo conosco bene, lo spingo con un calcio nel sedere, ma chi di voi abita in zona (o anche no, tanto con la metro A ci cadete praticamente dentro), lo vada a trovare...nel suo locale potrete trovare: Panzerotti appena cotti, focaccia pugliese di molti gusti, sfizi e anche dolcetti tutti preparati con amore e sapienza dal mitico Zi' Michele!
Le immagini parlano da sole...
Io ho assaggiato praticamente tutto e ci ho portato anche marito e figlie...tutti soddisfatti! Il panzerotto appena fatto, ti riconsola dei dolori della vita...
Anche i paninetti alle olive, sono una specialità di Zio Michele
Ma ora viene il bello!! Un messaggio promozionale come si deve, contiene anche un'offerta speciale...
Avvicinatevi Gente che qui si fa sul serio:
A quelli di voi che si recheranno nel negozio di Antonio esclamando la seguente frase:
" Mi manda la Strana, altro che africana, la delizia è altamurana"
o anche più semplicemente:
" Evviva Zi' Michele!"
Verrà offerto un panzerotto caldo caldo!
Affrettatevi, l'offerta è valida per tutta la giornata di oggi e anche la prossima settimana (no domani perché sono chiusi!).
L'indirizzo del locale è:
Panzerotti & Friends
Via Appia Nuova 559d
Zona Colli Albani - ROMA.
Aspetto commenti di chi ha provato cotanta bontà...
Anto' t'aggio trattato eh?!

domenica 17 novembre 2013

Autostima


Questo post è dedicato a Amichetta, lei sa perché.

Ricordo esattamente quando la luce dell'autostima si è accesa dentro di me. Una sera mi trovavo sul divano di casa mia, vivevo sola e lavoravo tutto il giorno come una matta, ma la sera era il mio momento. Almeno quattro sere su sette le passavo con Amichetta, Uga e il Super, gozzovigliando e frequentando i locali più imbarazzanti del pianeta, ma qualche volta accadeva che me ne stavo per conto mio e allora partiva la serata divano con me che consumavo un pasto frugale davanti alla tv, rigorosamente accompagnato da un bel bicchiere di vino, perché anche allora ci davo con il vino. Quella sera ero giù di morale perché mi ero imbattuta nel solito ometto da quattro soldi, di quelli che non si vogliono impegnare perché se la fanno nelle mutande alla sola idea, di quelli che " tu sei troppo per me, io non ti merito" di quelli: ti tartasso per settimane per uscire insieme a te e poi sparisco per tre settimane senza nemmeno mandarti un sms con scritto "ciao". Di quelli che ahimè fino a quel giorno a me piacevano perché erano una sfida da vincere, che però io regolarmente perdevo!
Ricordo esattamente anche la posizione in cui mi trovavo: sdraiata sul divanetto blu con la testa poggiata sul bracciolo. I piedi penzoloni sull'altro bracciolo, il calice di vino per terra così ogni tanto ne potevo sorseggiare un po' senza fare sforzi.
È stato proprio tirando su il braccio per portare alla bocca il bicchiere che ricordo che nella mia testa si è come materializzata la seguente frase:" ma tu hai un valore Guendalina! E chi non lo riconosce, si fotta!"

Mi sono alzata di scatto e sono andata a spegnere il cellulare che tenevo acceso in una posizione strategica per essere sicura che avesse campo. Ero io che non volevo sentire lui, altro che aspettare la sua telefonata. Da quel momento io ero libera. Fine delle attese e degli struggimenti. Da quel momento, mi interessavano solo le persone che mi sapessero apprezzare per davvero, per quella che sono, con la mia stranezza e tutto il resto. Chissà che cacchio di vino mi stavo bevendo per illuminarmi così!
Tanto per la cronaca, non ricordo nemmeno chi fosse quell'uomo di cui aspettavo una telefonata e sempre tanto per la cronaca, pochi mesi dopo avrei incontrato quello strano soggetto che poi sarebbe diventato mio marito.
Tutto questo per dire che da circa dieci anni a questa parte, io ho scoperto l'autostima. Io, per carità, ho i miei difetti, ma ho anche un sacco di pregi e chi non se ne accorge o non li apprezza... prego, andare!

Da quel giorno insomma, è nata una donna sicura del fatto suo e determinata. In poche parole, un mostro.
Ma come in tutte le mie manifestazioni, credo che la cosa mi abbia un po' preso la mano, per cui oggi quell'autostima così faticosamente guadagnata, me la tengo ancora stretta alle chiappe e non la mollo manco morta!
Con il povero strano, ostento una sicurezza che in realtà non mi è propria, ma che non voglio abbandonare perché mi piace davvero molto.
Mi piace essere una sicura di me, per nulla gelosa o angosciata all'idea che ci siano delle donne più belle, più giovani e magre, più intelligenti o realizzate. Ma chissenefrega. Loro non sono me.
Io ho un valore, lo Strano lo apprezza (non proprio sempre) ma soprattutto lo apprezzo io e questo mi basta!

Quadretto idilliaco, no?
Verrebbe da dire di sì se questa mia autostima esagerata non mi portasse a volte a compiere gesta un tantino pericolose. A volte io stessa mi sfuggo di mano insomma.

Ebbene sì, perché colta da questo delirio del valore interiore, del sentirmi una persona unica e speciale e bla bla bla, che ti vado a fare?! Mi sono messa dentro casa la fotocopia di Rania di Giordania, solo più giovane e più magra. Intendo che oltre che bella, è anche dolce, gentile, elegante e mai fuori dalle righe.
Rania di Giordania. Non si può negare, un esempio di eleganza

E chi è 'sta dea?! Si starà chiedendo qualcuno.
Si tratta della teacher Gnocca.
Temo di non essere stata molto chiara, occorre una spiegazione più approfondita.
Fino allo scorso anno, le mie figlie frequentavano un asilo dove, per la gioia immensa della loro strana madre, per due ore al giorno, le lezioni erano tenute da una insegnante madrelingua inglese.
Per inciso, caro mi costava 'sto lusso!
Comunque, l'insegnante madrelingua era appunto la cosiddetta teacher Gnocca.
Parliamoci chiaro, la teacher Gnocca in quella scuola vinceva a mani basse perché il resto del corpo insegnante era composto da certe cozze che nemmeno sto qui a dire e quindi, tanto per rimanere in ambiente marino era come se uno, in un acquario di pesci pulitori, ci avesse tuffato un pescetto di quelli tropicali, da barriera corallina, tutto colorato e in forma perfetta. È immediato che quello diventa il pesce più bello di tutti i mari! Questa infatti era la considerazione che facevamo tutte noi mamme, vedendo entrare nella scuola, quel raggio di sole in una giornata uggiosa che era la teacher Gnocca. "Sì vabbeh, bella forza, in mezzo a 'sti scorfani, pure io sembro Miss Universo!" Era la frase ricorrente di noi donne invidiose.
I papà invece, difendevano la posizione della teacher Gnocca...soprattutto quando la posizione era quella di chinarsi per baciare in fronte i bambini dell'asilo! In quel momento si formava una tribuna di papà che da fuori la finestra facevano la ola fino a che una delle maestre cozze non arrivava sorridendo dolcemente e chiudeva le imposte sbattendole con rabbia in faccia al nugolo di uomini che nel frattempo fingevano di parlare di lavoro.
A capitanare l'orda dei papà, c'era mio marito. In realtà "l'orda" era costituita da lui e un altro che, una volta ricevuta la sbattuta d'anta in faccia, si recavano allegramente al bar a prendere il caffè, uniti dallo spirito goliardico con cui scherzavano sull'argomento.
Non so, forse dovrei dirlo con stizza, consumata dalla gelosia, furibonda, forse, se avessi un po' di orgoglio di donna e moglie, non dovrei nemmeno dirlo, ma a me questa cosa ha sempre fatto tanto ridere.
Intendiamoci, non è che accadesse tutti i giorni, o almeno non credo, lui sostiene di no, e soprattutto si buttava tutto in barzelletta, ci si scherzava sopra. Insomma, io sarò strana, ma quando colgo l'ironia con cui vengono dette o fatte certe cose, non mi ingelosisco, sto allo scherzo. 
Sono strana?
Sono cieca?
Sono troppo autoironica?
Sono pazza?
Ho troppa fiducia in me stessa?
Boh, forse.
Fatto sta, che la barzelletta della teacher Gnocca è andata avanti per un paio di anni buoni, fino a quando cioè la charmant non ha iniziato le elementari e io per comodità ho trasferito anche la polpetta alla materna nella stessa scuola della charmant.
Ma a quel punto siamo stati catapultati brutalmente in quella che io ritengo essere la più grave lacuna della scuola italiana tutta: l'inglese si studia di merda nelle nostre scuole! Una o due volte a settimana con insegnanti rigorosamente NON MADRELINGUA con pronunce improbabili che partono dalla grammatica. Ministri dell'istruzione! Cazzo!! Ma siete imbecilli?! 
Scusate i numerosi francesismi, che parlando di lingue straniere ci stanno anche tutti, ma questo argomento mi ha sempre fatto infuriare perché alla fine gli italiani fanno sempre delle figure meschine quando tentano di parlare in inglese e veniamo per questo (ma anche per molte altre cose a dire la verità...) sbeffeggiati in tutto il mondo. 
Però, io che sono strana, non mi arrendo. Capitanando la truppa di quelli che "studiare lingue straniere, oltre a fornire un valido strumento di conoscenza di culture diverse dalla nostra, e ad aiutare l'inserimento nel mondo del lavoro, apre le menti" ho fatto per me stessa la scelta di studiare le lingue straniere dopo l'orario scolastico e quindi oltre all'inglese, ho studiato lo spagnolo ed il russo...l'ho già detto che sono strana, vero?
Ma poteva una come me, rassegnarsi alla povertà dell'offerta formativa del nostro martoriato paese? No, non poteva.
Così, in barba alle battutine, ai colpi di gomito, alla laconica affermazione di Uga che ha dichiarato:" ma siete deficienti tu e mia sorella a mettervi dentro casa una simile bonona?" (Sì, perché non sono sola nella mia incoscienza, anche SorellUga è dei nostri) ho preso il telefono ed ho contattato la teacher Gnocca per farla venire a casa mia una volta a settimana a fare un paio d'ore di conversazione e giochi in lingua inglese con le mie figliole già iniziate fin dalla tenera età al poliglottismo.
E cara mi costerà questa scelta. Ma la domanda è:" mi costerà cara solo in termini economici...o anche altro?!"
È stato dopo tutto questo lungo preambolo che giovedì alle ore 14, dopo aver prelevato le bambine da scuola e averle fatte pranzare con un panino al prosciutto al parco, sono andata a ritirare la teacher Gnocca davanti alla scuola dove lavora e l'ho portata con la mia sgangherata macchina piena di ammaccature, fin dentro il cancello di casa strana.
Lo Strano stranamente in casa a quell'ora, ci aspettava sull'uscio con un sorriso a cinquanta denti stampato sulla faccia e le braccia incrociate che sembrava Mastro Lindo.
Ho fermato la macchina e le bambine si sono precipitate in casa, tutte felici di trovare il papà ad aspettarle (beata l'innocenza!)
Quindi le due minori sono scese dalla macchina senza prendere nulla e a me è toccato incollarmi la mia borsa pesantissima, la cartella della charmant, lo zainetto della polpetta, i cappotti delle due debosciate (maledetto tempo matto che la mattina ti sembra di stare al polo nord e all'ora di pranzo sei alle Maldive)il mio piumino, le ciotole della colazione, due My Little Pony e un paio di disegni fatti apposta per me dalla polpetta.
Quando si dice carico come un mulo...

Mentre io mi caricavo come una mula nel tentativo di prendere tutto insieme, sfilavano davanti a mio marito nell'ordine: la charmant, che dallo sportello della macchina alla porta di casa (circa sei passi e tre gradini) aveva già dimenticato l'euforia di trovare il padre in casa ed è entrata senza nemmeno salutarlo, guardando in aria e canticchiando un motivetto, la polpetta che faceva il passo del canguro e saltando ha stampato un bacetto sulla gamba del padre per poi riprendere a saltare e subito da un gradino e la teacher Gnocca, delicata e timida con il suo passo leggero che pare che non tocchi nemmeno per terra quando cammina e il suo didietro che si muove impercettibilmente ma al contempo così delizioso.
Mio marito ha guardato affascinato questa strampalata parata mentre io mettevo sul braccio destro le tre borse, sul sinistro le tre giacche, nella mano destra le ciotole e i disegni e nella mano sinistra i My Little Pony. Così carica e certa che nessuno mi avrebbe dato una mano, mi sono avviata verso l'ingresso. Dalla massa informe di oggetti di ogni forma e colore che tenevo in precario equilibrio fra le braccia, spuntavano solo i miei occhi, ma tanto mi è bastato per vedere un lampo negli occhi di mio marito che mi ha vista avvicinarmi arrancando. Conosco quel lampo. Si accende quando gli viene una delle sue idee geniali. Quel lampo diceva chiaramente: hihihi...ora gioco un bello scherzetto a quella strana della mia consorte stracolma di autostima..."

Detto fatto, in un attimo lo ho visto afferrare la porta nell'atto di chiuderla affermando:" ci siamo tutti, chiudo la porta!" 
Nel frattempo, io che lo conosco, avevo allungato il passo ed avevo raggiunto la soglia di casa, giusto in tempo per fermare la porta con un piede (del resto di mani libere non ne avevo) e guardandolo con occhi minacciosi ho sussurrato a denti stretti:" ci siamo tutti un par de ciufoli..."
"Oh, scusa amore, non ti avevo visto..." Ha continuato l'umorista facendo la stessa faccia di Raimondo in Casa Vianello. Io posando tutto per terra con poca grazia, ho dato un calcio laterale sullo stinco di mio marito, stando ben attenta che la Gnocca non notasse il movimento e sempre a denti stretti ho sfiatato verso mio marito:"...dopo facciamo i conti..." E poi a gran voce:" teacher welcome!" 
Mio marito si è affrettato a prepararci un caffè, dopodiché ho spedito la teacher Gnocca al piano di sopra con le bambine e mio marito a lavorare...lo ho dovuto spingere per farlo uscire di casa! Va bene l'autostima, la mancanza di gelosia, il mio valore e via andare, ma sarà più saggio da parte mia fare in modo che i due non si incontrino poi tanto spesso...oppure, se proprio voglio mettermi al riparo da ogni rischio potrei mostrare alla Gnocca le condizioni in cui lascia il bagno mio marito, dopo che si è fatto la doccia... Già me la vedo la scena della teacher Gnocca che di fronte a cotanto sfacelo, scappa a gambe levate, quelle sue lunghissime gambe, esclamando:" oh my God!" ché una come lei non è coraggiosa come noi altre donne dive e mamme...vedi come le faccio passare ogni possibile strana idea...ammesso che ne abbia mai avute povera donna.

sabato 9 novembre 2013

Cioccolata e filosofia


Sto lavorando troppo in questo periodo. Sto lavorando male. Sto lavorando con almeno una settimana di ritardo su tutto quello che faccio. Inoltre sono oberata di impegni lavorativi e non, noiosi, faticosi, urgenti e spesso totalmente fallimentari. Combino certi casini che nemmeno un elefante dentro una cristalleria. Questa condizione mi frustra e si ripercuote su tutta la mia vita.
Con le mie figlie sono nervosa e disattenta, con mio marito sempre inquieta e pronta a brontolare, Il resto del mondo sì e no lo prendo in considerazione e se lo faccio è per lamentarmi. Faccio paura e irrito contemporaneamente, per prima me stessa, figuriamoci gli altri.
Un essere orribile, starà pensando qualcuno leggendo queste righe.
Un essere orribile, sto pensando io scrivendole queste righe.
Quando mi prendono questi momenti poi, mi partono le domande cosmiche tipo: ma è questa la vita? Qual'è il senso? Cosa è davvero importante?
In altre parole, la Strana è in crisi. Una larva umana che comincia a trottare alle sei del mattino, e smette alle 21 della sera ( a volte anche 22 o 23) in mezzo solo lavoro, impegni, doveri, responsabilità e due palle come due cocomeri.
Ma c'è un ma.
Anche nei momenti più bui poi, succede che ti arriva una ventata di aria fresca, una botta di vita, un raggio di sole. E io, credetemi, in questo periodo sono davvero cieca, mi tappo occhi orecchie e naso e proprio la parte piacevole dell'esistenza non la voglio vedere ché mi piace quasi crogiolarmi nella disperazione più buia.
Ma qualche giorno fa, mentre vagavo sperduta con la macchina tentando di seguire le indicazioni del navigatore e boicottandolo ad ogni costo mentre lui tentava di mettermi sulla retta via e di condurmi presso il settimo municipio della città eterna (ex IX circoscrizione, deve essere stato questo a confondermi) mi sono imbattuta in un noto speaker radiofonico di una notissima radio nazionale che parlava di come nella vita, essere felici, avere una predisposizione a vedere il bicchiere mezzo pieno, conduca poi al verificarsi di eventi positivi.
In altre parole, non è che uno è felice perché gli succedono cose belle, no. Il contrario esatto: se uno è felice e positivo, allora gli succedono cose belle o forse semplicemente riesce ad apprezzare le cose belle che gli succedono.
Oggi si filosofeggia su Sono Strana.
Insomma, mentre ascoltavo questa dissertazione zen transitando per via Nocera Umbra in direzione opposta a quella in cui sarei dovuta andare, mi sono detta:" Caspita Guenda...c'ha ragione 'sto cristiano! Tu in questo periodo sei proprio LA Luna Nera...sei negativa. Così ti perdi il meglio, benedetta donna! Ma che stai a fa'?! Cosa vuoi diventare?..."
Da quel momento ho assunto un impegno con me stessa: almeno ci provo a vedere il lato positivo delle cose...hai visto mai che funzionasse.
Non è che ci sia riuscita proprio al primo colpo, intendiamoci, ma ci sto lavorando. E mica è una scoppiettata...un po' ci vuole a raddrizzare l'andazzo.
Per entrare in quest'ottica, venerdì, ho deciso di non lavorare tutto il pomeriggio come un'addannata. E chisseneimporta se martedì devo consegnare un lavoro, anzi due, che non ho nemmeno cominciato. Ci penserò lunedì. Oggi pomeriggio, si esce con le bambine.
Devo ammettere che non è tutta farina del mio sacco però. Se qualcuno di voi sta pensando:" Accidenti che forza d'animo! All'inizio del post, questa era praticamente in ginocchio, finita e ora, tutto a un tratto, nel giro di un paio di righe mi diventa più pimpante di Jovanotti quando cantava "Ciao Mamma!" Che donna!" Si fermi immediatamente e consideri che:
1. Sono in questo stato Strano-depressivo da almeno due mesi.
2. Ho toccato punte di disperazione tali da valutare nell'ordine: di smettere di lavorare, di commettere un paio di omicidi, di scappare di casa alle sei di mattina in pigiama e calzini antiscivolo, di prendere le goccette miracolose di un amico mio, di andare da un neurologo, da un santone, di iniziare un corso di Joga (a quello non ho ancora rinunciato) di cambiare nazione, di comprare un libro dello psicologo Raffaele Morelli per imparare ad essere felici, di irrompere nella scuola delle mie figlie con un cartello appeso al collo con su scritto:" BASTA!". Alla fine non ne ho fatta nessuna di queste cose, ma giuro che sono stata ad un millimetro dal farle, tutte.
3. Sono stata aiutata ad uscire dal tunnel da mia suocera che è venuta a stare da me una settimana per aiutarmi.
Qualcuno adesso starà pensando:" Questa è matta tutta! Ha proprio sbroccato! è felice di avere la suocera in casa?!" Ebbene sì, lo dico e lo ripeto: io sono felice di avere mia suocera in casa.
Sì perché mia suocera è un personaggio talmente bizzarro da andare d'accordo con una strana come me.
Nota bene, non è per merito mio, io sono strana, è per merito suo che stiamo bene insieme.
E poi, mia suocera è esattamente l'opposto di quell'odiosa pessimista cosmica che sono diventata io in questo periodo. Avrei dovuto scrivere "ero" ma non mi sento ancora abbastanza fuori dal buco nero per usare il tempo passato.
Mia suocera è un tipo godereccio quanto ottimista. La vita non è che l'abbia trattata sempre con i guanti bianchi, anzi, ma nonostante ciò, lei è sempre pronta a prendere il buono che passa il convento, a gioire delle piccole cose. Esattamente quello di cui ho bisogno io! Infatti in questi giorni, mi aggiro per casa osservandola e prendendo segretamente appunti. La guardo di nascosto e cerco di carpire qualche suo segreto.
Lo confesso, è da una settimana che me la scarrozzo in giro da tutte le parti, mettendo scuse assurde, pur di passare con lei più ore possibile ed imparare. Poveretta, le sto facendo fare il giro di tutti i Castelli Romani e zone limitrofe, in giro a destra e a manca, come una trottola appresso a quella svalvolata di sua nuora.
Non ci ho capito molto a dire la verità, ma lo studio è ancora in atto e io non sono un'aquila su questa materia, lo confesso.
Mio marito sostiene che certe cose non si imparano, ci si nasce e basta. "Non è che lo faccia apposta, il suo atteggiamento non è frutto di considerazioni filosofiche o che so io...è proprio fatta così, è perché è svampita!" e canzona la solare genitrice chiamandola "Pecora di Marco Polo".
"Mia madre è un po' stralunata...come una pecora di Marco Polo. Hai presente quelle pecore che vivono sull'altipiano del Pamir, brucando ignare l'erbetta fresca e si guardano intorno con aria assente? Ti credo che sono felici!"
Io mi dissocio totalmente da questa sua dichiarazione, sia ben inteso! Ma lui lo fa in modo scherzoso... non la vuole offendere...come quando la chiama "La Vecchia" o ancora peggio, quando vede arrivare lei e la nonna ed esclama: "Eccole va'...Vecchia e più Vecchia!". Si fa per scherzare. E infatti lei non si offende. Che vi dicevo? è positiva.Che glie ne frega se c'ha un figlio che la prende in giro? Lei scrolla le spalle e si fa una risata.
Scrivi Guendalina, scrivi. Prendi appunti: 1. scrollare le spalle, 2. ridere.
Lo spirito di mia suocera non stenta a venir fuori nelle situazioni più disparate. Giorni fa per esempio, è passata da noi mia sorella, la poveretta doveva tornare a casa sua dopo aver regalato alle mie figlie delle splendide scarpe rosa e fucsia talmente belle che io sono certa che sbaglierò accostamento quando le indosseranno e le manderò in giro con delle scarpette all'ultimissima moda ma con abitini del tutto sbagliati. Per farla breve, uscendo di casa, mia sorella dichiarava:" vado, che devo preparare la cena. Questa sera la mia tavola sarà proprio triste...manco un goccetto di vino o birra..." Mia suocera è saltata in piedi e dandomi con il dorso della mano un colpetto su una spalla ha esclamato:" Non possiamo mandarla via così, poraccia...senza niente!" è stato un attimo, ho tirato fuori dalla busta della spesa una bottiglia di vino e l'ho posata fra le mani di mia sorella. Il viso della mia consanguinea si è illuminato e quella sera stessa mi è arrivato un sms di ringraziamento contenente un brindisi a mia suocera.
Ho scritto sul mio taccuino di appunti: 3. non lasciare mai le persone che ami senza vino. La loro gratitudine ti scalderà il cuore.
Così, fra un appunto e un'annotazione sul taccuino, ho preso l'iniziativa e ieri pomeriggio dopo il caffè, i compiti della charmant e un paio di lavori urgenti che proprio non potevo rimandare, ho esclamato:" Suocera! Queste bambine hanno bisogno di un po' di leggerezza, di vedere la loro mamma ridere!"
"Parole Sante!" la risposta laconica dell'amata parente acquisita.
"Andiamo alla festa del cioccolato, lo facciamo per le bambine naturalmente, pensa quanto saranno felici! I bambini adorano il cioccolato"
"Hai proprio ragione, belle della nonna loro, pensa quanto le faremo contente!" Ha risposto mia suocera entusiasta.
"Mamma, veramente a me ultimamente la cioccolata non è che piaccia tanto..."Ha tentato di obbiettare mia figlia.
Io, disattenta e frettolosa, l'ho convinta a venire lo stesso. Devo lavorare anche su questo aspetto. Scrivi Guendalina, scrivi: 4. Fai attenzione a quello che ti dicono le tue figlie: ascoltale davvero.
Insomma, Partiamo per questa festa arraffando al volo anche lo Strano, rientrato a casa eccezionalmente presto e ci buttiamo a capofitto in quella che per pochi giorni è diventata la capitale del cioccolato.
Lo Strano a dire la verità, lo ho spedito a fare una commissione di lavoro per me, prima di unirsi a noi e intanto noi quattro donne abbiamo passeggiato verso la piazza dove si svolgeva questa dolcissima festa.
Mentre andavamo, dato che la polpetta aveva trovato ben 4€ dentro la taschina di un cappotto (Dio solo sa come ci fossero finite...) ci siamo fermate presso una tabaccheria e abbiamo fatto acquistare alle due piccole due biglietti del superenalotto, che non si sa mai.
Fuori il taccuino: 5. se trovi casualmente una monetina, compra un biglietto della lotteria, se ci sono dei bambini, falli comprare a loro, avrai comperato un sogno.
Quando finalmente siamo arrivate alla fatidica piazza, ci si è parato davanti questo spettacolo:
Porchetta, mortadella, salame, tutto rigorosamente di cioccolato. Sono i Castelli Romani, gente!

Riproduzioni "cioccolatose" di qualunque tipo di oggetto
Io e mia suocera, sembravamo Pinocchio e Lucignolo appena arrivati nel paese dei balocchi. Ignorando l'assenza dello Strano, ancora impelagato nelle mie faccende lavorative, abbiamo cominciato a mangiare cioccolata di tutti i tipi, a quattro ganasce. Cioccolata fondente, cremino, cioccolato bianco, al pistacchio, dal croccante Bergamasco al Cioccolato di Modica abbiamo fatto un tour dell'Italia mangereccia a tutto tondo!
Manco a dire che costasse poco, ma quando io timidamente al settimo banchetto, ho fatto notare a mia suocera che forse stavamo spendendo un po' troppo, lei, porgendo venti euro alla gentile spacciatrice di cioccolato, senza nemmeno girarsi verso di me, ha risposto: " Quando si tratta di mangiare, non si bada a spese!"
Ho preso il taccuino con le mani ancora sporche di cioccolato e ho segnato: 6. Quando si tratta di mangiare, non si bada a spese.
Macabre riproduzioni

E le bambine in tutto ciò? Dopo aver mangiato due cioccolatini a testa, non di più (tutte il padre, accidenti!) hanno cominciato a girare in tondo come pazze, correndo intorno ad una fontana, mentre io e la nonna non ci preoccupavamo minimamente del fatto che potessero sudare o cadere ( se non fossi stata sotto effetto di una scarica pesante di endorfine prodotte grazie all'ingestione di una dose massiccia di cioccolata, le avrei fermate al secondo giro) e così loro si sono divertite come pazze.
Segna Guendalina: 7. ogni tanto, dimenticati delle cose brutte che potrebbero capitare e smetti di assillare quelle due povere creature che hai messo al mondo. Si divertiranno e te ne saranno grate.
La sicilia non si batte, non c'è niente da fa'!
Dopo una mezz'oretta che eravamo in pieno delirio diabetico, ormai stomacate da tanti dolciumi, è sopraggiunto lo Strano e ha trovato me e mia suocera che danzavamo al ritmo del capitano di DJ Francesco (me ne vergogno, ma è la verità) insieme alle bambine scalmanate. Si era unita a noi anche un'altra bambina di provenienza sconosciuta.
Colorati capolavori di marzapane...non di sola cioccolata vivono gli Strani
Mio marito ci fissava con gli occhi sgranati e ci trattava con la distanza con cui si trattano i drogati alla stazione mentre noi lo conducevamo per tutti i banchetti indicandogli le chicche che avevamo assaggiato e presentandogli gli standisti per nome, tanto eravamo entrate in confidenza.
"E voi sareste qui per le bambine?! A chi la volete raccontare questa frottola?" Mio marito ci ha sbugiardate con questa frase ad effetto, poi dopo aver assaggiato solo un pezzetto di cioccolata, giusto per farci contente (ma come cavolo fa, dico io?! è un alieno pure lui!) ha preso le bambine per mano, facendoci notare che erano sudate dalla punta dei capelli fino alle dita dei piedi, e ha messo fine al nostro scanzonato gozzovigliare.
Abbiamo fatto la strada del ritorno con le bambine per mano (la polpetta metà del tragitto se l'è fatto in braccio, con la scusa che mamma e nonna la avevano fatta stancare...che traditori sti figli) per colpa mia abbiamo anche fatto la strada più lunga per arrivare alla macchina accidenti.
E intanto la luna stava a guardare...e pure una stella.
 Una volta tornate a casa, abbiamo lasciato le piccole distrutte a guardare Barbie e a mangiare crocchette di pollo biologiche insieme alla nonna e io e lo strano ci siamo concessi una cena a tu per tu nel nostro solito ristorante. 
Scrivi Guenda: 8. Una volta l'anno, vai a cena fuori da sola con tuo marito, sarà Strano ma è divertente. Il marito intendo.
Il vino era talmente buono che abbiamo portato la bottiglia aperta a casa e ne abbiamo offerto un bicchiere alla nonna brindando alla faccia di chi ci vuole male.
Segna:9. Bevi sempre alla faccia di chi ti vuole male.
Va bene la festa del cioccolato, va bene una volta l'anno a cena fuori con il marito...ma se continuo così mi servirà un bravo dietologo
Alle nove e dieci ero dentro al letto, intendiamoci, e alle nove e dodici dormivo. Ma posso comunque considerare che ieri è stato il primo giorno della mia nuova vita vista in positivo. Almeno fino all'indomani.
Oggi ho qualche vago senso di colpa per tute le calorie ingurgitate ieri con atteggiamento molto ottimistico e alla faccia di chi mi vuole male. Ho fatto un'ora di AddominaliEGlutei in palestra dandoci giù come una matta, ma temo di aver bruciato sì e no un decimo di quello che ho trangugiato.
Prendo il mio taccuino e appunto: 10. Se nessuno ti vede mentre lo mangi, quel dolce non ha calorie.

lunedì 4 novembre 2013

Una strana domenica

Ho preso una decisione solenne:
Per quest'anno basta matrimoni. A meno che non si tratti di mia sorella, di mia cognata detta Mimma o di Amichetta, non sarò più gradita ospite di un matrimonio fino al 2014.
Invitate entusiaste al matrimonio del secolo...secondo me l'hanno fatto per sfregio a conciarsi così. Per rovinare l'album delle fotografie!

Questa perentoria decisione è stata presa in seguito alla mia partecipazione a ben due sposalizi. Uno a settembre e uno due sabati fa. 
Non c'è niente da fare, non mi smuovo dalla mia posizione manco con le cannonate!
Per carità, io ringrazio sentitamente degli inviti, ma i matrimoni sono delle ammazzate mostruose, danno dei colpi mortali alla mia dieta, che in questo periodo già di suo si avvicina molto a quella del maiale della vecchia fattoria dello zio Tobia, e ultimo ma non ultimo costano un sacco di soldi.
Ci sono i vestiti da comprare (non per me, che per gli ultimi due ho recuperato cose che avevo senza andare troppo per il sottile) il regalo da fare, insomma una montagna di soldi.
Una donna degna di questo nome probabilmente andrebbe anche dal parrucchiere a farsi la messa in piega per l'occasione, ma non io che sono una somara e questo passaggio lo salto perché non ho mai tempo e perché sarebbe un'ulteriore aggravio di costi, così al matrimonio di Settembre sono andata con i capelli appena asciugati con l'asciugacapelli da muro della palestra e per quello di Ottobre ho provato degli strani bigodini acquistati dal cinese, che mentre li indossavo, sembravo una Medusa in technicolor e quando li ho tolti, sono diventata lo spaventapasseri del mago di Oz.
Al prossimo matrimonio vado così (acconciatura rigorosamente home made) ahò, Lady Gaga lo po fa' e io no?!

Messaggio per mia sorella che in questo momento starà con una smorfia sulla bocca identica a quella che faceva quando mia madre da bambina le metteva davanti al naso la fettina alla pizzaiola: ah sorè lo so che questa cosa ti fa inorridire, calmati! Cerca di superarla e fattene una ragione. I bigodini del cinese, sì. Una di noi è adottata, sì!
Per non parlare dello stress di arrivare in ritardo, di mio marito che va a lavare la macchina altrimenti non si parte, della giornata infinita, delle mie bambine alle quali animatrici impazzite riempiono la pancia di patatine fritte, fettine panate e coca cola, degli orari che sballano completamente per cui uno si ritrova a riempirsi il piatto di mozzarella di bufala alle tre del pomeriggio e a mangiare un millefoglie di patate con lardo di Colonnata all'ora del tè, del buonismo e del trionfo dei buoni sentimenti che travolge un po' tutti per cui alla fine ti ritrovi ad abbracciare commossa il padre della sposa che non avevi mai visto in vita tua, dei tacchi alti, che poi all'ultimo matrimonio mi si sono pure rotti i sandali gioiello acquistati per il matrimonio della mia cara amica Enela, i sandali sono rimasti, il gioiello l'ho recuperato sul prato a bordo piscina e avrei voluto buttarmi con il sedere per terra e le gambe stese e mettermi a piangere battendo i piedi e strappando i filetti del prato tutti rigorosamente della stessa altezza.
È stato in seguito a tutte queste considerazioni che quando mio marito mi ha annunciato impaurito che dopo la sua amica di settembre e il suo amico di ottobre, quella domenica sarebbe convolata a giuste nozze anche sua cugina, io ho fatto la seguente dichiarazione, indice di grossa lucidità, abilità oratoria e determinazione:" eh no! Basta aho...ma che è?...e poi...ma...ahò...ma dico io?!...ma che DAVERO DAVERO?!...ehe." Con questo discorso pieno di filosofia, annunciavo la mia decisione che sarebbe andato solo lui, in rappresentanza della famiglia Strana, che avrebbe portato i nostri migliori auguri ai novelli sposi, care cose e figlie femmine.
Niente abito da cerimonia. Niente tacchi alti e piedi indolenziti, niente figlie con la pancia in subbuglio per tre giorni, niente bigodini dei cinesi. 
La famiglia Strana, si sarebbe così divisa e mentre l'uomo di casa svolgeva il suo ruolo di rappresentanza rimpinzandosi di arrosto di vitella e trionfo di frutta, le tre ragazze si sarebbero recate ad una festa di compleanno vicino piazza San Pietro.
Ovviamente, la famiglia Strana si è divisa anche su questo punto: Bastian Contrario (incallito automobilista romano, indisciplinato ed esperto in code ai semafori e parcheggi in doppia fila con il bigliettino "torno subito") cercava di convincermi ad andare con la macchina.
Il sogno di molti automobilisti


L'indignazione in via Albalonga a Roma 
Io inorridita e con una smorfia sulla bocca identica a quella che faceva mia sorella da bambina quando mia madre le metteva di fronte al naso la fettina alla pizzaiola, mi sono rifiutata categoricamente:" ma sei diventato matto?! No, dico San Pietro...non so se rendo...la Domenica, Papa Francesco, centinaia di migliaia di fedeli che accorrono da tutto il mondo in Pullman! No, voglio dire...ma...che è?!...sei pazzo?...meglio a piedi guarda...e poi la metro, da Cinecittà a Ottaviano, un attimo. Un attimo e siamo lì. Ma che è?"
Nelle ultime settimane, io mi esprimo solo così. la mia dialettica indica il mio livello di esaurimento nervoso che come potete notare è arrivato a toccare punte epocali oltre le quali non potrà che avvenire finalmente il mio ricovero coatto in una clinica riabilitativa.
Mio marito stenta a comprendermi, e quando non ci riesce, applica una regola molto semplice: sicuramente il concetto che sto stentatamente esprimendo, è l'esatto contrario del suo pensiero.
Le mie figlie invece, mi comprendono. Si vede che nel nostro caso scatta la magica comunicazione non verbale tra madre e figlio. Quella che inizia già nella pancia.
Tutti gli altri mi fissano preoccupati e senza rispondermi, si girano e se ne vanno.
Comunque, espresso con chiarezza oppure no, il mio pensiero era il seguente:" prendo la macchina, ci infilo dentro le monelle, arrivo alla stazione della metropolitana, prendo il mezzo pubblico e arrivo a destinazione in men che non si dica fresca e riposata, senza bisogno di svuotare mezzo serbatoio di gasolio girando intorno al palazzo per trovare posto, senza discutere con tassisti più esauriti di me che si infilano in qualunque pertugio pur di superarmi, senza nessuno che tenti di appiopparmi un pacco formato famiglia di fazzoletti ad un semaforo né pizzardoni pronti a mollarmi una multa alla prima buona occasione."
Chiaro no?
Infatti ho proprio fatto così. 
Oddio, qualche errore lo ho pure commesso. Per esempio, nonostante sapessi di dover prendere i mezzi pubblici sola con due bambine piccole, ho deciso di comprare per la festeggiata quattro barattoli giganti di tempera. Quelli da un litro e mezzo l'uno, che pesano tre chili ciascuno! E così mi sono scarrozzata per tutto il viaggio di andata questo fardello che non potevo nemmeno mettere nella busta perché si sarebbe rotta per il peso eccessivo e quindi li portavo in braccio a mo' di neonato.
Ma vabbeh, a parte queste quisquilie, alla fine è andato tutto liscissimo. Le bimbe si sono persino divertite con la metropolitana che correva fortissimo e quando poi il treno è sbucato in superficie per oltrepassare il Tevere, i loro occhi si sono spalancati e dalle bocche è uscito un coro di oooooh con tanto di commento della charmant:" guarda! Un lago..." 
Mi sa che devo fare un po' di chiarezza nella mente di mia figlia sull'idrografia della nostra regione.
Una volta scese dalla metropolitana, mentre seguivamo la fiumana di gente che disordinatamente scivola tutta nella stessa direzione come fosse un folto gruppo di globuli rossi pompati da un cuore giovane in un'arteria, la charmant mi dice:" mamma, non girati, credo di aver visto due cavalieri, o forse sono principi, non lo so"
"Dai, fammi girare, così ti dico cosa sono..."
"NO! Non girarti ti ho detto!!"
"E allora descrivimeli, così forse lo capisco"
"Sono due, hanno dei lunghissimi vestiti marroncini fino ai piedi, si sono scordati di mettersi le scarpe e sono usciti in ciabatte, hanno una bellissima collana attaccata alla cinta tutta di perle grandissime e hanno i capelli...sopra no, in mezzo si, sotto no"
"Amore, credo che siano due frati"
Mi sa che devo fare un po' di chiarezza nella mente di mia figlia anche sulle questioni ordini religiosi, principi e cavalieri. Ma non so mica se ne sono capace.
Ma torniamo alla prima mattina.
Mi sono svegliata io per prima come al solito, erano addirittura le sette e venti:" non mi farà male dormire così tanto?..." mi domandavo mentre preparavo il caffè nel religioso silenzio del primo mattino in casa Strana.
Per le otto eravamo tutti svegli.
L'uomo di casa, confuso e felice, si stiracchiava e tirava per le lunghe la colazione, pensando di potersi preparare in tutta calma per andare al matrimonio in Santa pace, quando è stato investito dal seguente discorso:" ahò! Che stai a fa'?...Qui faccio sempre tutto io? ...Sotto con il folletto! Energico! Non battere la fiacca e quando hai finito ti toccano i letti. È domenica, il giorno del Signore. Le lenzuola, lo hai dimenticato?... Ringrazialo, il Signore, perché io ho fatto dieci volte tanto le cose che stai facendo tu! Che faccio? Te le elenco? Bisogna? No, credo di no."
Non scherzo quando dico che la troppa stanchezza mi "sgrammatica".
Non so quanto mio marito abbia capito di tutto questo discorso, mi basta sapere che ha passato il folletto (solo al piano di sotto, per carità...gli facesse male passarlo in tutta casa!) e poi ha tolto le lenzuola ai letti ( non ha messo quelle pulite però, mi sono dovuta accontentare).
Alle 9.45 il nostro ometto era pronto. Profumato e inamidato nel suo abito elegante, la camicia bianca candida e perfettamente stirata (dalla tintoria!) senza nemmeno una piegolina. Alle 9.50, ha dato un bacio in fronte a ciascuna figlia e si è avviato rifiutandosi di buttare la spazzatura.
Nel frattempo io continuavo i miei lavoretti domenicali e urlavo da una parte all'altra della casa la seguente frase:" good morming Mister Sun, good morning to you, good morming Mister Sun, how are you?" Nel tentativo di farla imparare a memoria alla charmant.
Ecco più o meno ero così, ma i bigodini dei cinesi sono più brutti

Alle 10.03 ha squillato il telefono di casa e io ho avuto una premonizione:" questo è quello stordito che si è scordato qualcosa di fondamentale...potrebbe essere uscito in pantofole.
Quella che segue è l'intercettazione telefonica della nostra conversazione:
Strana:" che ti sei scordato?!"
Strano:" accidenti! Accidenti! Per gli Dei!!"
Strana:" che è successo?! Avrai mica sbagliato giorno?..."
Strano:" sono le 9.03!"
Strana:" Santi Numi! Ma come è possibile?! Dove è finita l'ora dalle 9.03 alle 10.03?!"
Strano:"l'hanno levata..."
Strana:" quando?!"
Strano:" questa notte...tra le tre e le quattro accidenti!"
Strana:" cose da pazzi...ma perché nessuno ci ha avvertiti?!"
Strano:" perché oltre ad essere strani siamo anche estraniati dal mondo, senza il minimo contatto con la realtà, dei poveri emarginati!!...guarda, fai una cosa, avverti pure i due genitori della festeggiata...ci scommetterei il testicolo destro che si sono dimenticati anche loro del cambio di orario e a quest'ora staranno correndo come pazzi per casa nel tentativo di arrivare puntuali!"
Strana:"ma dai, ti pare che...un momento...che mi venisse un colpo!! Questo significa che ho guadagnato un'ora!!"
Mi sono sentita una regina e gridando:" yahoo la domenica è nelle mie mani! Sono la regina di questa domenica!" mi sono recata a mettere le lenzuola pulite ai letti...che cavolo di regina...
In men che non si dica, sono riuscita a trasformare quell'ora guadagnata in cinque minuti scarsi, e alla fine sono uscita di casa alle 10.45...
Vabbeh, a me bastava arrivare alla festa ad un orario che non mi facesse vergognare e arrivare alle 12 mi ha fatto sentire una donna perfettamente organizzata! Questo mi bastava. Ero ancora la regina di quella domenica.
Una volta arrivate, ho raccontato timida alla madre della festeggiata il nostro piccolo qui pro quo e, come succede sempre in questi casi, sentendosi solidale con me, la mia cara amica mi ha confessato:" zitta va...erano le undici e noi eravamo ancora a casa, io urlavo come una pazza a tutti di sbrigarsi ché sicuramente avremmo trovato qualcuno ad aspettarci davanti alla sala della festa...ad un tratto, l'illuminazione! L'ora indietro! Siamo arrivati puntualissimi per la prima volta in vita nostra, non mi sembrava vero... " Durante questo discorso fra strane è arrivato lo zio della festeggiata, vagamente trafelato e piuttosto assonnato ha salutato sua sorella con l'espressione di uno che è arrivato in ritardo. La mia amica lo ha guardato e ha capito tutto e interrompendolo mentre si scusava, sicuro che ormai il buffet fosse completamente finito, lo ha rassicurato:" Forse tu non lo sai ancora, ma sei un'ora in anticipo rispetto a quanto pensi!"
L'espressione sul volto dell'uomo si è improvvisamente rilassata e lui si è portato una mano alla fronte esclamando:" ma perché, che ore sono?!"
Niente, non c'è niente da fare. Lo devono capire nella camera dei bottoni. Siamo tutti abbastanza tartassati e stressati, pure l'ora legale, no! Non la reggiamo. O ci vengono a bussare porta a porta o mezza Italia (Facciamo tre quarti va') se lo perde questo cambio di orario.
Ma sì, chisseneimporta di che ore sono... abbiamo problemi peggiori!


martedì 15 ottobre 2013

Misteri di una mente strana



Diciamoci la verità, ognuno nella vita ha un talento, un cavallo di battaglia, una specialità. La mia sono i disturbi psicosomatici.
Non c'è niente da fare, non mi batte nessuno. Va bene, non voglio essere presuntuosa, forse il Super e altri due o tre al mondo sono più forti di me in questa specialità, ma io sono comunque la dimostrazione vivente della interconnessione strettissima che esiste fra mente e corpo. Eh già cari amici, perché se c'è qualcuno fra voi che non crede nelle malattie psicosomatiche, alla fine di questo post, dovrà ricredersi.
Ho talmente tante di queste manifestazioni strampalate, che non so nemmeno da dove cominciare per raccontarle.
Beh, pensandoci bene, lo so chi è la regina incontrastata delle mie somatizzazioni: i dolori muscolotensivi nella zona cervicale! Su questo non mi batte nessuno. Se ad esempio oggi alle 11.32 ho un motivo di tensione, di preoccupazione, di ansia o un'arrabbiatura (per queste ultime, sono una professionista) stai pur certo che domani alla 11.32, mi scoppierà un gigantesco mal di testa, che partendo dal collo, si diramerà su tutta la testa, seguendo delle linee ben precise (che un giorno disegnerò rasandomi i capelli e sono certa che uscirà fuori la costellazione dalla quale provengo) fino ad arrivare agli occhi e procurandomi nausea, giramenti di testa e atroci dolori. Esattamente 24 ore dopo, non un minuto prima né uno dopo.
Ma
Io ho capito una cosa importantissima.
A tutto questo c'è un rimedio, semplice come bere un bicchier d'acqua.
E io, quando me ne ricordo, lo metto in pratica e funziona.
Il rimedio è il seguente:
Se oggi, alle 11.32 io ho un motivo di tensione, preoccupazione, ansia o un'arrabbiatura, non devo far altro che sciogliere la schiena e il collo con degli esercizi di stretching e rilassamento inventati da me...cioè, veramente li ho copiati da alcune riviste e da internet...ma è uguale, non sottilizziamo.
Insomma, immaginate me che mentre discuto con mio marito magari perché mentre io lavavo, vestivo ed asciugavo entrambe le figlie dopo la piscina, lui si intratteneva educatamente a conversare con il capovasca ( è un esempio eh, non è accaduto davvero...no, no, proprio no. Che poi il capovasca...che cacchio di lavoro fa?!) oppure mando a quel paese un automobilista scorretto e maleducato, o insulto la lavatrice perché quella macchia di sugo dalla maglietta della divisa scolastica non è venuta via nonostante i 40 gradi e il pretrattamento, o ancora strillo come una matta con le mie figlie che hanno trasformato la loro cameretta in una stalla con tanto di fieno e puzza di mucca, all'improvviso, comincio a roteare la testa da destra a sinistra e poi ritorno, con gli occhi chiusi e facendo respiri profondi.
Sembrerà strano, ma tutto questo funziona. Se io faccio i miei esercizietti nel momento della tensione, ecco che la tensione se ne va dal muscolo Trapezio e dallo Splenio (sono un'esperta, lo so.) e il giorno dopo, niente dolori. Facile no? Ma giuro che è così.
E allora questa patologia come la volgiamo chiamare?! Insomma, non ho niente di rotto o di non funzionante. È solo che quando mi arrabbio tendo quei muscoli là e una volta che i muscoli si rilassano, mi dolgono, sono indolenziti come gli addominali dopo che ho fatto AddominaliEGlutei in palestra.
Solo che gli addominali, ti dolgono solo sull'addome, mentre il dolore dei muscoli sulla cervicale, si diffonde a tutto il muscolo che abbraccia la testa. Questo è tutto.
Il cervello è spesso sotto stress, soprattutto se appartiene a una strana

Psicosomatica gente, psicosomatica.
Ma ne ho altri. Tanti altri.
Per esempio, una delle mie regole di vita è non leggere mai, ma proprio mai, il foglietto dei medicinali nella sezione dedicata agli effetti collaterali. Mi vengono tutti, anche quelli gravissimi. O per lo meno io me li sento. 
Hai capito Super?! Se lo rifai, ti prendo a schiaffi davanti a tutti e poi pubblico le foto dello schiaffeggiamento sul blog.
Il problema è quando devo leggere i foglietti dei medicinali che propino alle mie figlie. In quel caso non posso farne a meno, è più forte di me. Li leggo.
Una volta mi è venuta un'irritazione da pannolino dopo aver dato una medicina pediatrica a mia figlia neonata.
Per non parlare poi di quello che mi sta succedendo proprio in questi giorni: dopo aver fatto tra me e me, la considerazione che con le mie figlie, alzo troppo la voce e che a volte basta un nonnulla per trasformarmi in un tenore al quale hanno appena pestato un callo, mi è venuto un fortissimo mal di gola e da circa una settimana, parlo come un transessuale che si è scordato di prendere gli ormoni.
Tutto questo per dire che io sperimento spesso su me stessa il potere della mente umana in tutta la gamma delle sue più misteriose manifestazioni.
Ma devo ammettere che nemmeno io, con tutte le mie stranezze, ero mai stata sorpresa da un disturbo psicotico di massa.
È accaduto domenica scorsa. In casa Strana.
I due coniugi Strani avevano deciso di passare l'intera giornata a sistemare il box che era talmente stracolmo di oggetti di ogni sorta, che non solo non riusciva ad entrarci un'automobile ormai da un anno, ma cominciavamo ad avere problemi anche noi umani ad entrarci dentro ed uscirne illesi.
A dire tutta la verità ero stata io a decidere che quel giorno sarebbe stato "il giorno del box" perché lo Strano aveva proposto di mettere tutto sulla rampa e fare un gigantesco falò per ingraziarci gli Dei in vista della stagione fredda.
Come al solito, io avevo ignorato ogni sua protesta e avevo organizzato tutto con dovizia di particolari.
Mentre io e l'uomo di casa ci incollavamo pesi di ogni genere in mezzo alla polvere degli ultimi due millenni, mia madre e Mister M. si sarebbero occupati delle minori e avrebbero preparato il pranzo.
Nessuna interruzione sarebbe stata ammessa. Certo un caffè a metà mattinata sarebbe stato gradito, ma nulla di più!
Dunque, la sparuta truppa aveva cominciato di buon mattino a lavorare e tutti avevano preso i loro posti di combattimento senza discutere.
Alla strampalata combriccola, si era aggiunta anche la nipotastra, figlia di mia sorella, e per l'ora di pranzo ci avrebbe raggiunto anche mia sorella stessa, che reduce da un tour de force lavorativo che avrebbe steso un cavallo, aveva bisogno di dormire qualche ora prima di unirsi a noi.
Alle 12.30, io e l'uomo di casa ci siamo fermati, sporchi e già talmente stanchi da trascinare i piedi. 
Avevamo bisogno di un pranzetto completo e succulento preparato con amore dalla mia anziana madre (l'ho scritto apposta, nel leggere questa definizione, mia madre sgranerà gli occhi, salterà sulla sedia, afferrerà il telefono senza togliere gli occhi dallo schermo e mi chiamerà urlando:" anziana a chi ahò?!") alle 13 circa, eravamo tutti seduti a tavola e stavamo terminando un ottimo piatto di pasta fatta in casa ai funghi porcini quando abbiamo sentito suonare il citofono.
Ci siamo tutti stupiti nel sentire quel suono perché il citofono a casa mia funziona una volta sì e centoventisette no. Quella era la volta sì. Per fortuna.
Per qualche secondo siamo rimasti tutti seduti a guardarci, come ipnotizzati.
"Mo' chi è che rompe l'anima?" Ha esclamato mio marito poggiandosi sullo schienale con aria infastidita.
Senza perifrasi lo ho spedito ad accogliere lo scocciatore e mentre andava ad aprire il cancello, l'anziana (...ok, mamma la smetto subito!) mia madre ha avuto lo sprazzo di lucidità e ha annunciato a tutti che non poteva trattarsi che di mia sorella, dato che mancava solo lei al desco domenicale.
Così si è creato un certo scompiglio. Mio marito è andato ad aprire la porta, mia madre è andata ad accendere il fuoco sotto la pentola della pasta e io e Mister M. non so bene il perché, ci siamo alzati.
Ma qualcosa di strano continuava ad esserci.
Mio marito è scomparso dall'uscio, senza che nessuno dei presenti se ne accorgesse e mentre io preparavo il posto a tavola per mia sorella, qualcuno mi ha fatto notare che né lei, né mio marito erano ancora ricomparsi.
Un momento di confusione e poi abbiamo visto attraverso la finestra la sagoma di mio marito tornare indietro. Guardando meglio, mio marito aveva tra le braccia qualcosa di ingombrante e quasi privo di sensi, sebbene molto trendy in un'impeccabile mise sportiva da pranzo domenicale in famiglia e relax.
Guardando ancora meglio e mettendo bene a fuoco la scena, mio marito stava portando in braccio mia sorella in un'impeccabile mise domenicale in famiglia, fino alla porta di casa.
È stato esattamente in quel momento che si è verificato il fenomeno di allucinazione di massa.
I tre adulti presenti in casa, hanno assunto un'aria divertita esclamando:" guarda quei due stupidi, cosa combinano? Che gioco sciocco è questo?..."
A nessuno di noi è passato nemmeno lontanamente per il cervello, che i due non stessero affatto scherzando.
Sono ritornata alla realtà solo guardando in faccia mio marito che mentre saliva i tre gradini del pianerottolo, rosso in viso, esclamava:" questa sta a sveni'..." Le parole sono state solo queste, ma l'espressione sul volto del mio consorte sottintendeva anche la frase:" ma che cacchio vi ridete?!"
Sono passati ancora un paio di secondi prima che tutti realizzassimo quanto stava realmente accadendo:
" che mi venga un colpo...non stanno scherzando!" Ho urlato io rivolta ai miei compari di allucinazione. Come risvegliati da un sogno, abbiamo cominciato a correre tutti verso la porta a braccia protese verso i due incompresi che ormai erano allo stremo delle forze.
Mia sorella è stata adagiata sul divano e mia madre si è affrettata a tirarle su le gambe.
Così mia sorella si è ritrovata stesa sul mio divano, pallida come uno zombie, con le gambe tenute a squadra da mia madre, con una pasticca infilata in bocca da me, ma pur sempre in una mise perfetta per un pranzo domenicale in famiglia. 
"Ma che è successo?" È stata la domanda unanime.
La descrizione della scena è stata fatta da mio marito, perché mia sorella era ancora in stato di shock:
" ma che ne so, stavo ancora mandando giù il boccone di pasta con i funghi, tu mi hai spedito in malo modo ad aprirle il cancello, mi sono affacciato e mi è sembrato di sentirla sfiatare e chiedere aiuto.  Per capirci qualcosa sono andato in cima alla rampa e lì l'ho vista che arrancava. Tutto a un tratto si è appronata accanto alla rosa e io mi sono detto: guarda se mo' questa si accascia proprio sulla cacca che ha appena fatto il cane lì accanto...invece si è salvata, perché si è accartocciata dall'altro lato, appoggiandosi al sostegno delle rose"
Mia sorella nel frattempo aveva ripreso il colorito:" oh mamma...come sto male..." Ha esordito con un filo di voce.
"Ma che hai fatto?! Che ti è successo?!" Abbiamo chiesto noi in coro.
"La cervicale...mi gira tanto la testa...ho la nausea...non ho dormito, ora sto male...aio Oddio"
Da questi farfugliamenti, tutti abbiamo capito che la poveretta aveva avuto un forte giramento di testa a causa di una tremenda cervicaligia, il nugolo di persone che si era formato intorno all'inferma si è dissolto rapidamente.
Mia madre è tornata ai fornelli, io, mio marito e Mister M. siamo tornati a tavola, le mie figlie da tavola non si erano proprio alzate e la charmant con la bocca piena di fettuccine mi ha domandato:" mamma allora zia stava per svenire davvero, ma ora sta bene?"
"Sì, sì zia sta bene, non preoccupatevi, ora si riprende subito e viene a mangiare le fettuccine di nonna...vero zia?!" Ho risposto io per non preoccupare la bambina.
"Ìiiìh...." È stata la risposta di mia sorella per non preoccupare nemmeno la mia nipotastra che è stata l'unica a rimanere al capezzale della povera malconcia.
Dopo pranzo, ognuno di noi è tornato alle proprie mansioni e la mia collaudatissima pasticchetta ha sortito il suo effetto miracoloso su mia sorella che dopo pochi minuti era già in piedi, magari barcollando un po', ma pur sempre in piedi.
Tanto per la cronaca, alla fine della giornata, il nostro box era un gioiellino tanto che il giorno dopo, mio cugino Santo, vedendolo ha esclamato:" fico! Avete un box...ma ve lo hanno dato insieme alla casa o lo avete costruito questa notte?..." 
Tutta questa faticaccia ovviamente è costata una pasticchetta anche a me, che mentre sfacchinavo sollevando pesi di ogni genere, mi sono scordata di fare gli esercizi magici, ma direi che ne è valsa la pena. Sono orgogliosa di annunciare al mondo che la mia macchina ora staziona felice nel box...peccato che io non possa usarla perché la batteria mi ha mollato...ma questi sono dettagli, ora vado nel box e vedo se riesco a farla ripartire con la forza della mente...o con una pasticchetta.
Ecco cosa accade dopo le ammazzate della domenica